di
Luciano Martinoli
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9 Settembre 2019

Il titolo non è una provocazione gratuita ma la proposta, molto costruttiva e feconda, di un diverso punto di vista. Partiamo dalle basi: cosa è un sistema?
La definizione più generale è la seguente: un insieme di parti, costituenti un’unità, che interagiscono per qualche scopo. Dunque partiamo dalle “parti” che costituiscono “l’unità” del sistema. Proviamo adesso a cambiare prospettiva.
Definiamo sistema ” un insieme di processi, eseguiti da parti, che, se attivi, realizzano una funzione o raggiungono una finalità comune”. In questo caso il sistema è costituito non dalle parti ma da quello che fanno. Un computer calcola, se è spento è solo un’ammasso di ferraglia che prende polvere, il sistema respiratorio respira, se non lo fa è un insieme di tessuti buono solo per gli studenti di anatomia. Analogamente anche un’organizzazione è un sistema ma, seguendo questa definizione per processi, lo è se i suoi componenti realizzano processi comunicativi altrimenti sono solo insiemi di persone come quelle in sala d’aspetto nella figura.
Tali processi comunicativi sono diversi da organizzazione a organizzazione. Nel caso di una squadra di calcio è “giocare a calcio”. Se undici individui non giocano a calcio, e non lo fanno con una certa frequenza, saranno amici che si trovano al bar, ex giocatori nostalgici che parlano dei passati fasti sportivi, tifosi che guardano altre partite, qualsiasi altra cosa ma non sono più squadra di calcio. E’ il “giocare a calcio” che fa di quegli undici una organizzazione squadra di calcio.

E’ da notare qui una prima peculiarità: nel caso del vivente, cellule, sistema respiratorio, cardio-circolatorio, ecc, e dei sistemi sociali, squadra di calcio, economia, aziende, ecc. la continuità del processo, la sua esistenza nel tempo, definisce anche il sistema, in assenza esso svanisce o muore. Mi spiego meglio: se il sistema respiratorio smette di respirare o il sistema cardiaco smette di pompare sangue, tali sistemi muoiono pur continuando ad esserci, per un po’ di tempo, le loro parti ovvero polmone e cuore. Se una squadra smette di giocare o un’azienda chiude, le singole persone che ne fanno parte continuano ad esistere ma il sistema è svanito. Se invece un computer è in standby o un automobile è spenta, continuano ad essere tali perchè in qualsiasi momento possono riprendere ad eseguire i loro processi (ciò per i quali sono stati costruiti). Ed è per questo che un computer spento lo continuiamo a chiamare così mentre un corpo che non respira è un cadavere, e non più un essere vivente, o i dipendenti di un’azienda fallita sono un gruppo di disoccupati e non più un’organizzazione. Questo è un’importante differenza tra i sistemi fatti da noi (eteropoietici) e quali che si fanno sa soli (autopoietici).

Il caso dell’azienda è analogo alla squadra di calcio. Il processo comunicativo specifico in questo caso sono le “decisioni” che vengono prese da tutti a qualsiasi livello per mantenere nel tempo l’organizzazione. Le persone sono funzionali ad esse. Un insieme di persone in azienda che non comunica decisioni (in realtà tecnicamente la decisione è una comunicazione), staranno bene insieme per pettegolare, parlare dell’ultima partita di campionato, progettare un pic-nic insieme per il prossimo weekend, ma non saranno un’organizzazione.

Spero che questo chiarisca l’affermazione iniziale apparentemente paradossale, che approfondirò insieme a Stefano Pollini con successivi post e un seminario in corso di preparazione che si terrà quest’autunno, e che è foriera di nuove e più incisive modalità di intervento, oltre che rendere evidente l’inutilità di altre.

Per amor di brevità ne esporrò alcune di queste ultime.
La prima, e più importante, è che l’azienda dovrebbe avere la funzione di “Social Resources” al posto di quella “Human Resources”. Le persone sono un costrutto sociale costituito, sistemicamente, dal sistema fisico, il nostro corpo, e il sistema psichico, la nostra mente. Nessuno può essere sicuro di che cosa accada nell’interiorità di un altro individuo, nè è di interesse dell’azienda. Le relazioni sociali tipiche però, che come spero sia chiaro sono il fattore costituente dell’organizzazione, o a dirla più radicalmente: sono l’organizzazione stessa, sono di proprietà intinseca, by design dell’azienda. Ad esempio “parlare di lavoro” ha senso se si fa parte della stessa organizzazione. Parlare di lavoro con qualcun altro non è possibile, così come pure farlo quando si è cambiato lavoro (in questo caso si parlerà di quell’altro lavoro). Le relazioni e le comunicazioni sono rimaste lì dentro, nell’organizzazione e le persone, pur lasciando l’azienda la sera per ritornarci il mattino dopo, sono una sorta di portatore sano della comunicazione.

Altra ingenuità che con questo punto di vista viene smascherata, è l’affermazione autoriferita dell’organizzazione riguardo il suo funzionamento senza controparti che lo disturberebbero.
Si sente a volte dire: “”come funzionerebbe bene l’università senza gli studenti” oppure “come funzionerebbe bene l’ospedale senza i malati” o anche “come funzionerebbe bene la burocrazia, senza i cittadini”…
Università, Ospedali e Burocrazia sono sistemi processuali, in accordo alla precedente definizione di sistema, e dunque esistono solo se i loro processi vanno avanti, ovvero insegnare, guarire, entrare in contatto con la Pubblica Amministrazione. Senza studenti, malati e cittadini non è possibile esegurie di continuo tali processi e quindi i corrispondenti sistemi, Università, Ospedali e Burocrazia, semplicemente sparirebbero, non esisterebbero più. E’ da evidenziare inoltre come tali affermazioni denunciano una opinione del “sistema organizzazione” più vicino ad un insieme di parti, come una macchina, che un insieme di processi continui e inarrestabili.

Sarebbe dunque ora di avere una vista più chiara, e acuta, sull’organizzazione, di qualsiasi tipo essa sia. Una prospettiva che consenta di evitare la confusione di “domini” tra le persone e le comunicazioni/relazioni e impedisse una volta per tutte i dannosi e inutili tentativi di controllo e misurazione degli individui con i conseguenti odiosi e sterili tentativi di manipolazione.

Luciano Martinoli
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